Il concetto di Pubblico viaggia sopra e sotto la superficie del dibattito politico e sociale, si inabissa e riemerge in tempi diversi, in ambiti disciplinari differenti, spesso in rapporto dialettico con il concetto di Comune che ha invece conosciuto un certo successo negli ultimi quindici, vent’anni.
Non sorprende allora che l’Accademia di belle arti della Fondazione Pistoletto – Accademia Unidee – abbia dedicato un intero convegno su questo tema, intrecciando le numerose linee di ricerca che la contraddistinguono: l’attenzione innata all’arte per il sociale e all’arte nello spazio pubblico, gli interrogativi sul nuovo abitare dove il design urbano si muove insieme a un profondo ripensamento dei rapporti tra l’essere umano e l’ambiente naturale, la sensibilità per i complessi problemi che lo sviluppo tecnologico-digitale porta con sè, contaminando la nostra vita insieme.
Negli stessi giorni si è svolta inoltre Arte al centro, la rassegna annuale di mostre, incontri e seminari di Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, dedicata al tema contiguo della trasformazione sociale responsabile, per rimarcare una continuità tra le azioni e interessi di questa realtà così particolare.
Il convegno di ricerca Public! – a cura di Francesco Monico, Paolo Naldini, Michele Cerruti But – ha impegnato i partecipanti per due giorni, densi di analisi e riflessioni che, da prospettive disciplinari anche molto diverse, hanno contribuito a mappare l’idea, la funzione del pubblico nella società contemporanea, contemplandone anche le valenze polisemiche.
I lavori sono stati marcati da una serie di Key Note Speech – di Laura Barreca, Denis Jaromil Roio, Gruppo Ippolita, Pier Luigi Sacco, Michelangelo Pistoletto, Paolo Naldini, e Antonio Vercellone – distribuiti durante la due giorni in modo da orientarne i diversi momenti.
Sei le sessioni parallele in cui è stato articolato il convegno.
Displaying The Public, dedicata al museo come spazio pubblico fisico e virtuale e ai modi di ingaggio dei pubblici.
Virtual Public, sulla nozione di “pubblico” in riferimento alla dimensione digitale e al dibattito della Filosofia della tecnica e dei Media Studies.
Making Communities, ha preso in esame la dibattuta nozione di “comunità”, come si creano, cambiano, si ridefiniscono e in che rapporto è con la nozione di “pubblico” come opera aperta.
Co-Inhabiting Spaces, rivolta alle relazioni tra le dimensioni spaziali pubbliche e private riguardanti diverse forme di coesistenza, tra umano e non-umano, vivente e non-vivente. Una distinzione, quella tra pubblico e privato, che assume una valenza estetica e politica.
Agency and Representations, ha affrontato il nodo del riconoscimento, della visibilizzazione e della appropriazione tra il privato, l’intimo e il pubblico.
Mercification and Social Practice, si è concentrata sul fenomeno della mercificazione nel capitalismo contemporaneo e le sue implicazioni nella dimensione pubblica e nelle pratiche sociali.
Il “pubblico” dunque come categoria che tocca numerosi temi e che apre a discorsi molteplici e a indagini interdisciplinari: arte, istituzioni, partecipazione, innovazione sociale. C’è quindi un’urgenza, che si potrebbe definire politica, volta a un suo ripensamento oltre le norme sociali, istituzionali e accademiche. Risulta impossibile affrontare questo argomento senza interrogarsi sul vivere insieme, sull’organizzazione sociale ossia, in una parola, senza toccare il piano politico.
Ciò che è “pubblico” è di tutti? Ma chi sono questi tutti? I cittadini di uno Stato? Se così fosse “pubblico” sarebbe un piatto sinonimo di “statale”, ma è sempre così? Oppure il “pubblico” è ciò che è comune, ciò che è messo in comune, magari tra pari, cioè all’interno di una comunità? E che rapporto sussiste tra le nozioni di “pubblico”, “comune” e “collettivo”? Sono solo sinonimi o ogni termine contempla un insieme di pratiche sociali differenti, per quanto contigue, segnando così un grado di senso diverso? E ancora, il “pubblico” quale soggetto come può attivarsi al meglio per evocare su di sé l’energia necessaria per ridefinire il proprio ruolo di attore indipendente dai soggetti privati e dai loro interessi esclusivamente commerciali?
Queste indagini e analisi vanno poi messe necessariamente in relazione, nella realtà delle cosiddette democrazie avanzate, con questioni che riguardano il diritto che regola e sancisce la vita organizzata a livello istituzionale. Allo stesso modo non può prescindere dal prendere in considerazione le nuove tecnologie e la loro capacità di ridefinizione di ambiti, spazi e possibilità.
Di tutte queste dimensioni intersecanti, l’arte rielabora e rilancia con le sue pratiche i confini delle sperimentazioni date, dando vita a veri e propri casi studio, talvolta ricchi di contraddizioni e numerose volte generativi di ulteriori approfondimenti.
La sensazione al termine di questa due giorni è che questo convegno di ricerca abbia aiutato a scoperchiare un vasto territorio ancora da esplorare e comprendere appieno, nonostante gli studi di questi anni dedicati alla materia. Questo in parte a causa delle prospettive molteplici che necessariamente emergono ma soprattutto per la particolare vocazione di un ambiente legato all’arte, alla sostenibilità e al sociale quale l’Accademia Unidee della Fondazione Pistoletto. Ecco, partendo da un assunto simile, cioè da un retroterra nel quale le pratiche sociali possono essere fine e mezzo del nostro operare, può infine giungere un inquadramento generale capace di allineare i poliedrici elementi che compongono la nozione di “pubblico”, ossia un insieme di problemi aperti e virtualmente trasformativi che hanno facoltà di aiutare a sciogliere questi nostri tempi complicati.