Call Me, Audioguida per scomparire: un processo partecipato di residenza artistica

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    Call me, Audioguida per scomparire è il progetto artistico di Lucia Di Pietro, che nasce dal desiderio di mettere concretamente alla prova la possibilità, per gli individui, di scomparire negli spazi urbani. L’audioguida per scomparire è un’opera d’arte pubblica che accompagna l’ascoltatore/trice in un viaggio privato in costante relazione con la città.

    Il progetto rappresenta la restituzione sul territorio viterbese di una ricerca intrapresa nel corso del 2020 con la comunità del quartiere periferico de La Marina, a Barcellona, durante un periodo di residenza artistica presso il Centro di Creazione per le arti performative Graner.

    Da giugno a ottobre 2021 il progetto ha preso invece vita nel quartiere di San Faustino a Viterbo, nel contesto delle attività della piattaforma di arte pubblica Cantieri d’arte. Nel periodo della residenza è stata compiuta un’attenta speleologia nell’immaginario della comunità. Procedendo con interviste ed incontri con i residenti e ponendo particolare attenzione al vissuto ed alle manifestazioni (e sparizioni) di un luogo come San Faustino. Le domande andavano da “Cosa è scomparso in città?” a “Quali sono le tue tecniche per scomparire?”

    Dal 7 al 10 ottobre 2021, presso lo Spazio Pensilina in Piazza Martiri d’Ungheria a Viterbo, è stato presentato al pubblico l’esito della ricerca e della relazione con la comunità, una Audioguida per scomparire: intervento artistico permanente di libero accesso a cittadinanza e visitatori/trici attraverso l’installazione di una targa con un QR code.

    L’Audioguida per scomparire, è una vera e propria audioguida in forma ludico-performativa, formata di istruzioni e suggerimenti da mettere in pratica con l’intento di scomparire e sperimentare così lo spazio pubblico in una modalità diversa da quella a cui siamo abituate/i; coinvolgendo la città come scenario espanso della finzione artistica e generando modi alternativi di osservare ed abitare gli spazi pubblici.

    Si tratta di un’esperienza solitaria e immersiva , un palinsesto di testi, suoni e musiche, che induce all’azione ed alla relazione con gli ambienti della città, e che permette di evocare quello che non c’è, che sia scomparso o latente, perduto o in attesa di manifestarsi. Si tratta della pratica attiva dello scomparire, della sperimentazione di un alfabeto gestuale utile ad “auto-indursi” la scomparsa, a performarla e a farne proprie le tecniche, i segreti e le magie.

    Call Me è un esperimento che mischia il piano del fantastico con quello del reale; è un rituale di unificazione con la città; un’opera d’arte permanente che indaga e celebra l’impermanenza; un lavoro performativo che rimane installato permanentemente in città. 

    Call Me è un segnale stradale con un omino che si disgrega in mille puntini, a segnalare il luogo a partire dal quale è possibile intraprendere il proprio viaggio di dissolvenza nello spazio pubblico. Alla base del segnale urbano si trova infatti il QR code dal quale si accede all’audioguida da ascoltare mentre si attraversa Viterbo, città già teatro di altri interventi permanenti realizzati da Cantieri d’arte negli anni.

    L’esperimento di scomparsa proposto dall’audioguida si dispiega come una serie di differenti compiti performativi e somatici per mimetizzarsi/ dissolversi/ sfuggire all’attenzione in città. Alla/al partecipante è lasciata la piena libertà di decidere cosa fare: se e quali indicazioni seguire, se e quando tornare ad apparire.

    “Ripeti con me:

    Pura esperienza, magia di confine

    assolutamente niente, 

    che la mente comprende.

    Pura illusione ma pratica e infine,

    mi soffio via come le candeline”.

    • Frammento dell’Audioguida per scomparire

    Call Me è un’opera che unisce il linguaggio performativo a quello delle arti visive, fornendo ai partecipanti veri e propri Dispositivi di Scomparsa, lasciati in dotazione permanente a Viterbo. Il periodo iniziale di residenza artistica, caratterizzato dalla ricerca e dalla relazione con il territorio, ha permesso di instaurare legami di fiducia con la comunità e di diffondere i “tentacoli” dell’opera anche oltre gli spazi espositivi: i Dispositivi di Scomparsa sono sistemi di copertura e mimetizzazione, affidati alla Libreria dei Salici nel quartiere di San Faustino, dove resteranno a disposizione dei/delle partecipanti della guida per essere utilizzati. 

    In particolare si tratta di un Mantello d’Invisibilità, un telo su cui è stampato a grandezza naturale un muro di peperino, la pietra vulcanica di utilizzo comune a livello locale, e che diventa una sorta di “burqa di invisibilità”, non lasciando intravedere nulla della persona che lo indossa.

    E poi c’è uno Scudo Specchiante: una corazza di plexiglas specchiato con piccoli fori per osservarci attraverso, e che permette di far rimbalzare gli sguardi dei passanti senza essere viste/i. Come specificato nelle istruzioni, “la luce riflessa dallo scudo confonde i sensi di chi passa, gettando in uno stato di trans dubitativo”.

    Come rendere visibile l’invisibile? 

    Questa domanda è stata alla base dell’ideazione di uno spazio temporaneo di accoglienza per chi volesse sperimentare la guida nei giorni del vernissage, dal 7 al 10 ottobre. L’Ufficio di Pubblica Insicurezza, una sorta di ufficio informazioni turistiche di segno rivisto, dove fosse possibile ricevere istruzioni per fruire al meglio dell’audioguida per scomparire. Alcuni semplici passi hanno accompagnato i partecipanti a lasciare i propri effetti personali, spogliandosi così dei simboli più forti della propria identità quotidiana, almeno per il tempo in cui hanno praticato la propria scomparsa.

    Ma in che senso scomparire? Che servizio turistico è?

    Le domande più frequenti sono state queste, di fronte alla possibilità che il reale si incontrasse con l’immaginario e fosse possibile praticare uno slittamento della percezione di sé e della città, attraversando uno stato, quello della scomparsa, che siamo abituati/e a considerare come luogo oscuro e indesiderato, perché ci ricorda la nostra finitudine.

    “Osserva come non cambi nulla, anche se tu non ci sei.

    Continua tutto a scorrere, a muoversi.

    Come l’Urcionio sotto l’asfalto.”

    • Frammento dell’Audioguida per scomparire

    Call Me propone una coreografia invisibile che si espande e attraversa le piazze senza fare rumore. Eppure trasforma, sommuove e ridiscute i confini tra spazi, corpi ed identità. Utilizzando l’arma della discrezione, dell’invisibilità, del gioco al confine tra fantastico e reale. 

    L’audioguida conduce le persone verso un uso non funzionale dello spazio pubblico, sfuggendo ad ogni criterio di pubblica sicurezza o di controllo, con l’obiettivo di attivare una riconnessione empatica con i luoghi e la riappropriazione di un tempo dedicato per stare nello spazio collettivo, anche solo per osservare le cose che (non) vi accadono come nuovi flâneurs, per “vedere il mondo, esserne al centro e restargli nascosto1 Baudelaire, Il pittore della vita moderna, 1996 p. 1282”.

    Call Me è realizzato con il sostegno del bando Torno Subito della Regione Lazio e di Indisciplin@rte, nell’ambito di Periferica, progetto promosso da Arci Viterbo con il sostegno del Comune di Viterbo.

     


    Immagini di Francesco Galli

    Credits:

    Creazione: Lucia Di Pietro

    Curatela: Marco Trulli

    Sound design: Marco Testa

    Accompagnamento drammaturgico: Elisabetta Consonni

    Creazione dispositivi di scomparsa: Massimo De Giovanni, Chiara Ernandes, Stefano Frateiacci

    Set Design: Pasquale Altieri

    Produzione: Arianna Villetti

    Progetto creato in condivisione di pensiero con Marco Trulli, Chiara Ernandes, Stefano Frateiacci, Pasquale Altieri, Francesco Biganzoli, Lourdes Cubilete, Serena Achilli, Stefano Pifferi, Raffaella Sarracino, Diego Polidori, Livia Polidori, Vera Anelli, Agnese Spolverini, Arturo Galli, Gianluca Braconcini, Gabriele Trevi, Fausto Cappelli, Carolina Balucani, Valentina Parlato, Giuseppe Vincent Giampino, Elena Carmona, Ariadna Miquel, Dianelis Dieguez, Edgar Peñas, Maite García, Anna Racioppi.

    Note