Visioni collettive al Baum Festival
La Bolognina è uno storico quartiere operaio subito alle spalle della stazione centrale. Tanto basta a liquidarlo come periferia. Come se il centro città facesse fatica a voltarsi e guardare. Da quando le fabbriche sono state chiuse e gli edifici dismessi, il quartiere ha continuato a muoversi… così come gran parte dei suoi abitanti, che oggi vengono anche da Asia, Africa e America Latina. Un quartiere multiculturale e in trasformazione può essere complicato da approcciare, allora si preferiscono le etichette: gentrificazione o degrado. Ma la Bolognina non è il Bronx e nemmeno Brooklyn. Anzi ora vi ci porto così me lo dite voi com’è. BAUM è nato un po’ così, volevamo portare tutte e tutti a esplorare la Bolognina, e abbiamo pensato ad un festival di arte in strada.
Ecosistemi urbani
Venerdì sera, piove appena. Raggiungo i miei compagni a Corte 3, il Community Center di quartiere dove 3 anni fa è stata concepita la nostra webzine, Bolognina Basement. Sempre in Bolognina si sono intrecciati, molto tempo prima, i nostri percorsi (I laboratori hip hop di On the Move, i concerti, la politica) e in Bolognina stasera parte BAUM, il Festival delle Arti Urbane in Movimento. Mi chiedo se sarà bello come la prima volta. La seconda edizione è sempre la più difficile, c’è più consapevolezza, ma anche meno slancio innocente verso futuri ignoti.
E con Wu Ming 2 che presenta La meravigliosa vita delle api insieme all’autore Gianumberto Accinelli, ha inizio la seconda edizione di BAUM. Natura è una parola strana. Se la opponiamo a cultura non si capisce perché abbiamo iniziato un festival urbano con un libro sulle api. Se invece proviamo a farle includere la cultura come un suo carattere emergente, allora le api ci vengono in aiuto: l’ecosistema dell’alveare ci ricorda che il tutto contiene più della somma delle parti. Il tutto è un po’ magico. Anche la città può essere vista come un tutto. Anche un quartiere. Anche un festival come BAUM che è fatto di tante persone, luoghi, eventi e artisti, ma non si risolve nel suo programma. BAUM è un processo e come tutti i processi ha in sé il gene del mutamento. Un’idea che emerge nel fare e spesso anche nel disfare.
Lascio gli ospiti di Corte 3 al dj set e mi dirigo al CheckPoint Charly, spazio di co-working artistico che ha risposto all’invito di BAUM aprendo lo studio al pubblico. Sembra davvero di essere a Berlino ma niente muri né check point: il nome è piuttosto una trovata dadaista (l’insegna Charly era già sul posto quando gli artisti sono arrivati). Il paradiso dell’incisione, un deposito di legno, una galleria d’arte contemporanea e una saletta chill out -tutto nello stesso capannone. Per la serata gli artisti e le artiste di CheckPoint Charly hanno realizzato una cartina gigante della Bolognina e invitato il pubblico di BAUM a costruire i sentieri di una mappa condivisa. Mancavo di sobrietà e fantasia quella sera, ma ricordo di aver preso il righello di legno e segnalato Corte3.
Visioni laterali
Sabato mattina, mi sveglio con le notifiche del gruppo facebook. Probabilmente c’è qualcosa da fare, qualcosa da risolvere, qualcosa da comprare, qualcosa da cambiare. Ma tutto dopo il caffè. Probabilmente pioverà anche oggi. Uno organizza un festival a Maggio per non avere il clima di Novembre e invece… Però il programma è salvo, i concerti sono stati organizzati al coperto in una location postindustriale degna dei migliori urban festival: la pensilina Nervi. Ma andiamo in ordine: il pomeriggio inizia al mercato rionale che lo scorso weekend ha visto all’opera gli artisti di Bolognina Community Project. È così che BAUM si intreccia a Baumhaus.
Stasera infatti al Mercato Albani inaugura il progetto di arte pubblica che ha coinvolto 36 artisti sotto la direzione di Andrea Bruno (illustratore di fama internazionale e di una disponibilità intergalattica). Andrea ci accompagna dal primo BAUM, per il quale aveva illustrato il manifesto ufficiale. Indaco, verde, terra, bianco e nero: questa la tavolozza scelta per le opere del mercato che dialogano fra loro ma soprattutto con i passanti, per intrattenerli anche quando le bancarelle chiudono e le serrande si abbassano. Quest’arte urbana non vuole riqualificare ma piuttosto animare un luogo del quartiere e la sua vita di tutti i giorni. Bellezza accessibile a tutti, e alla quale tutti hanno contribuito (parte delle spese di realizzazione sono state raccolte col crowdfunding).
Era quello che cercavamo di spiegare quando supportavamo la cancellazione delle opere di Blu – fatto che ha portato la Bolognina e la sua arte di strada all’attenzione dei media. Un’arte pensata per il luogo in cui nasce, vive e acquista senso proprio nel dialogo con esso. E a proposito di site specific e storytelling… di fianco al mercato oggi pomeriggio vengono presentati i corsi di Baumhaus rivolti alle scuole che condividono l’obiettivo di attivare nuove risorse sperimentando linguaggi come il fumetto, il giornalismo multimediale e le tecniche dell’arte contemporanea. [E proprio grazie a questi laboratori – a cura di Pietro Scarnera/Graphic News ed Elisabetta Scigliano – la Bolognina ha guadagnato un atlante illustrato intitolato “Noi siamo qui”, fumetto di 20 ragazzi e ragazze dell’Istituto Comprensivo 5 e il mercato una nuova mappa creata dal collettivo artistico “Tortellini Sintetici”. I Tortellini Sintetici, sempre provenienti dall’IC5, hanno immaginato un logo e una mappa che parlino a tutti, in italiano, ma anche in rumeno, cinese, arabo e inglese.]
Un reading metropolitano, un dj set, innumerevoli birre e crescentine… ed è subito sera. Ci spostiamo alle tettoie per un tramonto post apocalittico tra le maglie della rete che recinta l’area e mal cela i cantieri abbandonati. Sono elettrizzata: qualcosa è morto qui, qualcosa è andato storto… ma ora qualcosa sta nascendo. Si balla sopra le macerie.
Orizzonti illustrati
Domenica, un po’ di mal di testa. Stamattina dipingono sotto casa dell’amica che mi ospita, in via Serra. Scendo in pigiama per un caffè da Fermento, il bar che alcuni di noi hanno aperto un anno fa e che come una calamita non ha mai smesso di attrarre energia creativa. Nel weekend del Cheap Festival, Fermento e BAUM hanno collaborato con CHEAP all’organizzazione di un un block party durante il quale ha preso il via l’opera di poster art che sarà completata oggi. Cemen-Ti-Amo è un’installazione paste up del fotoreportage di Michele Lapini dedicato agli ecomostri del bel paese. Sui poster in bianco e nero di edifici incompiuti e simulacri di cemento, oggi si sovrappone un intervento pittorico ad opera di Collettivo FX e REVE+ che hanno rielaborato le idee proposte dai bambini nei laboratori tenuti tra Bologna e Reggio Emilia. Il grigio si colora aprendosi a una narrazione alternativa e i “mostri selvaggi” avvolgono gli edifici per una rigenerazione urbana letterale: gli aborti edilizi vengono inghiottiti da serpentoni, mettono ali come farfalle, zampettano e migrano come volatili… La natura torna sotto forma di arte e cultura per operare il prodigio: sono questi i mostri che vogliamo in città.
BAUM aveva già avuto la fortuna di collaborare col collettivo FX in occasione di ZacBaum, il progetto dello scorso ottobre che ha coinvolto gli abitanti del centro di accoglienza Zaccarelli nella realizzazione di un dipinto murale che andava a coprire svastiche e slogan razzisti con una giungla immaginata durante i corsi di italiano. Ad aiutare anche i bimbi della comunità rom che sta proprio di fianco al centro Zaccarelli (tutti ben relegati ai margini della città). “Il futuro non l’abbiamo ancora fatto” aveva ricordato la Prof agli studenti, ma a vederli dipingere ti veniva da pensare che ci si stesse già lavorando da un po’.
Ma torniamo al presente, a due passi dal muro, nel bar Italia del signor Yu, si tiene la presentazione del fumetto “Primavere e Autunni”. Ancora una volta ci si muove dal piccolo al grande: la storia dei flussi migratori riflessa nella storia del nonno dell’autore, un cinese che mette su un’impresa a Milano e sposa una calabrese che probabilmente si sentiva molto più immigrata di lui. Un intreccio meticcio che per rami familiari e gossip degni di Beautiful arriva fino in Bolognina.
Piove a dirotto, piove senza sosta, piove alla Montale oggi. Ma mette alla prova solo il nostro umore. Gli eventi proseguono: la bibliocicletta della biblioteca Meridiana, i libri della biblioteca Casa di Khaoula e le letture di Concibò accolgono i bambini e le bambine al mercato; la casa editrice BéBert (tra gli organizzatori di BAUM) accoglie invece i bambini un po’-cresciuti – ma che per fortuna ancora leggono – al Fronte Meccanico Nascosto, lo studio condiviso anche da Andrea Bruno, Guido Volpi e Gusto Nudo-Vignaioli Eretici.
E noi? Noi siamo stanchi. Abbiamo appena saputo che i concerti si possono tenere al coperto ma per il sound-check bisogna aspettare che gli anziani habitués del Circolo Montanari finiscano di giocare a tombola. Sì, tombola. Il nostro programma slitta di un paio d’ore. Chi ci pensava alla tombola? Abbiamo previsto e aggirato acquazzoni, auto parcheggiate davanti ai pannelli da dipingere, i pacchi degli artisti, lo sforo del budget, i capricci di qualche commerciante, il trasloco di spinatrici, transenne, statue che pesavano più di spinatrici e transenne, fumatori di crack che avevano scelto i nostri stessi posti di svago… ma ci ha spiazzato la tombola domenicale.
Abbozziamo. E sapete perché? Perché non siamo dentro una puntata di Girls. Ci sono voluti senso di responsabilità, serietà e pazienza per organizzare queste giornate e non perderne di vista gli obiettivi. Ecco perché siamo stanchi. Ora posso dirlo, non è stato come la prima volta. Il secondo festival è stata un’azione matura, maturata in un anno di attività volte alla creazione di situazioni, momenti di aggregazione culturale dal basso e realmente inclusivi. Tombola inclusa. Innovazione sociale e culturale, educazione non formale, non corsa all’ultimo trend del party.
Crescere costa fatica e a volte non è affatto divertente. Ma è impagabile è la sensazione che si prova nel vedere che tutti stanno bene stasera. È l’ultima notte e io ripartirò per Firenze a fare il lavoro che mi permette di coltivare passioni come questa. I miei compagni faranno altrettanto.
Un’immagine prima di addormentarsi: siamo in groppa ad un orso per le macerie di una città da ridisegnare. Uno scatto selvaggio, vitale. Una guerriglia artistica. Cercavamo un senso e l’abbiamo trovato, come sempre, nella condivisione. Mi piace pensare alla Bolognina come a un eterno cantiere. Non di mostri architettonici abbandonati, ma di visioni collettive.
Immagine di copertina di Francesca Paola Marino