Che cos’è Gambe.ro

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    Il 1° luglio 2019 nasce Gambe.ro, una comunità per programmatori, un aggregatore di notizie crowd-sourced, un punto di riferimento per il mondo dello sviluppo software italiano: una vera piattaforma indipendente in grado di coinvolgere i veterani e i giovani e di farli convivere.

    Simone Robutti, uno dei fondatori, risponde alle 15 domande di cheFare per la rubrica ‘I nuovi modi di fare cultura’ e racconta che cos’è Gambe.ro.

    Per leggere tutte le interviste clicca qui

    nuovimodi-cultura chefare

    Perché gambe.ro si chiama così?
    Volevamo fare un gioco di parole come tributo alla piattaforma lobste.rs che ha prodotto il software che utilizziamo anche noi. Come il loro, anche il nostro è completamente scollegato dall’informatica e insegue quel gusto per il non-sense che piace fin troppo agli informatici. 

    Quando è nato?
    All’inizio del 2019.

    Dove?
    Il contatto iniziale tra alcuni dei membri è stato su Reddit e poi ci siamo spostati su Telegram, che rimane il nostro punto di coordinamento.

    Perché?
    Perché non ci sono comunità davvero valide per programmatori in Italia: poco dibattito, tante persone che le usano come help desk, poco interesse per tutto ciò che si fa con la tecnologia nel mondo reale o fuori dagli uffici. Serve un luogo dove i programmatori possano discutere di sviluppo software senza escludere né le questioni tecniche né quelle che riguardano il senso del proprio lavoro.

    Logo della piattaforma per programmatori Gambe.ro

    Il logo della piattaforma per programmatori Gambe.ro

    Che fate?
    Sviluppiamo e gestiamo il sito gambe.ro, una comunità per programmatori. Il team ha sia un ruolo tecnico che di moderazione, direzione e promozione della piattaforma, della comunità e dei suoi valori.

    Secondo te, quale sarà l’effetto più importante della nascita di gambe.ro?
    La creazione di un punto di riferimento in italiano per tutto ciò che è dibattito tecnico e culturale sullo sviluppo software e le tecnologie digitali. Oggi, alla domanda «qual è lo slashdot/hackernews/lobsters italiano?» esistono solo risposte a metà.
    Domani, vorremmo che la risposta fosse «gambe.ro».

    Perché è così importante?
    Perché la comunità italiana è frammentata. Perché in generale, la coscienza di cos’è un informatico, di qual è il suo ruolo nella società e di come dovrebbe comportarsi (tanto negli aspetti tecnici quanto in quelli lavorativi ed etici) langue; e chi ha idee in merito non trova canali per far arrivare la sua voce in maniera efficace alle centinaia di migliaia di tech worker italiani.

    Qual è il suo elemento più innovativo? 
    Il format, che in Italia manca: è un sito di social bookmarking e quindi mette i contenuti (tendenzialmente pochi, vari e di qualità) al centro.

    Cosa c’entra la cultura con tutto questo?
    La tecnologia è politica ed è uno strumento usato per plasmare la cultura e la società. Chi crea queste tecnologie dovrebbe essere considerato parte della produzione culturale, mentre oggi ne è in larga parte escluso. Gambe.ro vuole ovviare a questa mancanza.

    Quali potrebbero essere le ricadute sociali di gambe.ro?
    Il ritorno a una consapevolezza degli informatici e l’emarginazione dei mercenari (come li chiama W. Vannini). Non mi dispiacerebbe se ne venisse fuori una Tech Worker Coalition o una Infoproletários nostrana,  ma la strada è lunga.

    Con gambe.ro si mangia?
    No e speriamo che non ci sia mai nulla da monetizzare. Vediamo cadere innumerevoli comunità nel mondo open-source, sventrate da una colonizzazione corporate che si è infilata nei meccanismi di auto-sostentamento di progetti nati come no-profit.

    Come fate a stare in piedi?
    I costi al momento sono ridotti al minimo e il lavoro volontario nel tempo libero dei 7 membri del team è più che sufficiente a procedere, anche se lentamente. Siamo tutti economicamente indipendenti e nel progetto riversiamo surplus temporale per passione.

    i fondatori della piattaforma per programmatori gambe.ro

    Alcuni dei membri del team di Gambe.ro. Da sinistra a destra e dall’alto in basso: Simone Robutti, Illya Serdyuk, Giacomo Mariani, Giulio Muscarello, Davide Pizzolato e Andriy Klitsuk. Non sono nella foto, ma ci sono anche Riccardo Graziosi e Stefano Falsaresi.

    Qual è l’ostacolo più grande da superare?
    La frammentazione e il conservatorismo dell’IT italiano. Vogliamo raggiungere realtà diverse e avere sulla piattaforma uno spaccato di tutto il settore ma molti ambienti hanno più resistenze culturali di altri verso una piattaforma come la nostra. 

    Fate parte di un network più grande di voi?
    No, non formalmente. Abbiamo sostegno informale da parte di diverse organizzazioni e comunità italiane. Siamo inoltre in contatto con gli amministratori di lobste.rs che a loro volta interagiscono con una serie di altre comunità basate sullo stesso software, come il nostro corrispettivo francese Journalduhacker.

    Cosa avete intenzione di fare per un futuro migliore?
    Gli informatici oggi costruiscono macchine che danno forma a tutto ciò che ci circonda e questo dà loro un potere immenso. Tuttavia, senza consapevolezza questo è un potere latente. I tempi sono maturi per innescare processi che spingano gli informatici a realizzare questo potenziale e metterlo al servizio della collettività, costruendo software per le persone e non contro di loro. Gambe.ro vuole essere un tassello in questo complicato processo.


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