La street art deve essere potente, spontanea, effimera e illegale

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    Prosegue la nostra inchiesta attorno al mondo della street art e alle sue “regole”. Con la collaborazione del giurista Giovanni Maria Riccio che ha avviato il tema partendo da un convegno presso lo Studio Legale E-Lex sul rapporto tra Street art e arte pubblica. Da questo incontro è nato il progetto ExP, lanciato, oltre che da E-Lex con Giovanni Maria Riccio, da M.U.Ro. (Museo di Urban Art di Roma) con David Daviù Vecchiato e YoCoCu (YOuth in COnservation of CUltural Heritage) con Laura Rivaroli.

    Oggi incontriamo Stefano Aufieri un organizzatore, curatore di eventi culturali relativi all’universo della cultura urban. Dopo una serie esperienze lavorative in importanti aziende del settore delle energie rinnovabili, Aufieri ha accettato la sfida di sviluppare e dirigere lo spazio espositivo Palazzo Velli Expo. Nei tre anni di direzione tecnologia, sottoculture urbane e mondo pop hanno dialogato insieme creando delle esperienze volte a favorire la fruizione di linguaggi solitamente non accessibili al pubblico “mainstream”. Dal 2017 è curatore e responsabile commerciale dell’Associazione Culturale Up 2 Artists.

    Leggi qui il precedente intervento

    “Street art o arte pubblica” le due azioni sono in contrapposizione?

    Non sono in contrapposizione per quel che riguarda il mio approccio con la cultura urbana essendo due linguaggi aventi sì una radice natia ma dissonanti nell’approccio alla collettività.
    La street art è libera, spontanea ed effimera e non avendo commissione pubblica o privata che sia, concede libero sfogo al pensiero creativo di un artista ed anche a chi ne fruisce.

    L’arte pubblica è invece su commissione e quindi soggetta a regole, possibili revisioni, autorizzazioni ma soprattutto può essere discussa, negoziata, quotata.

    Come le distingueresti?

    Street art: potente, spontanea, effimera e illegale

    Arte pubblica: intervento creativo in spazi “aperti” commissionati da un ente pubblico (comune, regione, ente, ecc.) o da un semplice privato (condominio, azienda, proprietario immobile, ecc.)

    Come si è evoluto il concetto di copyright per le creazioni artistiche?

    Se parliamo di street art a parer mio bisogna partire da un parametro etico e morale più che legislativo. Nel momento in cui un artista decidesse di esprimersi in spazi pubblici e senza autorizzazioni, dovrebbe sempre agire tenendo conto di tutte le conseguenze. L’opera d’arte prodotta secondo i principi di cui sopra, risulta naturalmente soggetta ad una serie di conseguenze positive e negative: da un lato si ha la possibilità di lanciare un messaggio (politico, sociale o semplicemente di auto celebrazione) ed arrivare facilmente ad un pubblico molto vasto, dall’altro, i suoi fruitori dovrebbero essere liberi di fotografarla, cancellarla, modificarla o in casi estremi, che io moralmente condanno, addirittura rimuoverla.

    La regola principale del “gioco” della street art è che la strada decide, non l’artista né tanto meno una serie di normative.
    Nel caso dell’arte pubblica (soggetta a commissione) invece bisognerebbe affidarsi alla giurisprudenza che a mio parere si esprime in maniera piuttosto chiara in tema di diritto di autore e proprietà intellettuale e il loro conseguente sfruttamento per scopi commerciali o semplicemente divulgativi.

    Ha senso che un oggetto/azione artistica venga regolata legislativamente?

    Come descritto nella domanda precedente la street art non dovrebbe essere né tutelata né protetta perchè andrebbe a privarsi della sua essenza… della sua linfa vitale. Nel caso di un’opera di arte pubblica su commissione è opportuno che un artista si affidi ad un legale esperto in diritto di copyright.

    Come può essere declinata in legislatura la valorizzazione? Come evitare che sia sempre sinonimo di consumo o sfruttamento?

    Andrebbero secondo me organizzati dei tavoli dove artisti, curatori, amministrazioni pubbliche e rappresentanze dei cittadini discutano sull’effettivo valore di un intervento in spazi pubblici.

    Il tema risulta molto complesso perchè quando andiamo a elucubrare su riqualificazione, rigenerazione e valorizzazione di spazi pubblici entriamo anche in una sfera di gusti soggettivi dove è arduo conseguire consensi univoci.

    Sicuramente il dialogo, l’analisi, il confronto potrebbero essere un buon punto di partenza per andare a delimitare i confini tra interventi volti alla valorizzazione o semplicemente decorativi.

    Come dovrebbe declinarsi una legge sulla street art?

    Penso da semplice curatore e amante della cultura urbana che una serie di normative sulla street art spoglierebbero la stessa dei suoi principi nativi: effimera, libera, spontanea.

    Come si può favorire la street art?

    Non credo si debba favorire la street art mentre se si parlasse di arte pubblica o muralismo le amministrazioni pubbliche dovrebbero creare delle task force di esperti (legali, storici dell’arte, curatori, urbanisti) che aiutino gli artisti a comprendere in maniera trasparente come tutelarsi e come collaborare in maniera pro attiva con le stesse.

    Come è messa la legislazione Italiana? Quale è la legislazione più avanzata?

    Non essendo né un legale né un legislatore non ho le competenze per dare un giudizio tecnico ma a parer mio, stabilire in maniera limpida i confini tra interventi etichettati come vandalismo e quelli afferenti invece al campo della valorizzazione artistica, sarebbe il primo passo per formulare una serie di normative a tutela degli artisti e del patrimonio pubblico.

    Note