Perché devi unirti alla nostra mappatura nazionale dei nuovi centri culturali

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    I nuovi centri culturali sono spazi di confronto, di scontro e di trasformazione. Il lavoro che svolgono è inestimabile ma è necessario fare di più per sostenerli. Farlo significa superare gli ostacoli economici e pratici che li hanno limitati fino ad ora: dobbiamo condividere strumenti, conoscenze ed esperienze. Abbiamo bisogno di una presa di coscienza collettiva. Vogliamo unire le forze con tutti i nuovi centri culturali d’Italia. Compila il nostro questionario e raccontaci chi sei.


    Come si sta trasformando la cultura? Quali cambiamenti porta nella nostra vita di tutti i giorni? Quali sono i legami tra territori, politiche e cultura? Dove ci stanno portando le nuove forme della cultura collaborativa?

    Da anni cheFare cerca di rispondere a queste domande dialogando con le reti di pratiche e di ricerca in tutta Italia. Nelle tre edizioni del premio cheFare abbiamo ricevuto oltre 1.800 progetti da tutta Italia, ed è ascoltando le voci dei partecipanti che abbiamo imparato a vedere le connessioni tra mondi apparentemente distanti che si muovono però su binari paralleli.

    Abbiamo imparato, cioè, che molte delle risposte che stiamo cercando hanno a che fare con i nuovi centri culturali: luoghi di incontro di reti, comunità e organizzazioni che stanno ridisegnando le mappe culturali dell’Italia a partire dalla collaborazione.

    Gli spazi di ExFadda, a San Vito dei Normanni.

    C’è chi li chiama “spazi culturali indipendenti”, “nuovi centri culturali”, “spazi culturali polifunzionali” o “centri culturali di nuova generazione”. Qualunque sia il nome che si sceglie, chi li frequenta sa che sono il punto d’incontro di istanze trasformative degli ecosistemi culturali e civili.

    Chi li frequenta sa che i nuovi centri culturali sono il punto d’incontro di istanze trasformative degli ecosistemi culturali e civili.

    Sono librerie di comunità, cinema indipendenti, biblioteche di nuova generazione, luoghi occupati che rianimano interi quartieri, spazi per concerti che organizzano scuole e seminari, sale da ballo che di giorno sono co-working, condomini che diventano gallerie d’arte. Sono quei luoghi, insomma, a cui sempre più persone si rivolgono nel proprio quartiere, nel proprio paese o in quelli accanto per trovare una mescolanza di sperimentazione, cultura pop e popolare, tradizioni reinventate, socialità diffusa.

    Con il ciclo di incontri nomadi Rosetta per tre anni — con la Casa della Cultura di Milano ed il supporto di Fondazione Cariplo — abbiamo unito i pubblici dei luoghi culturali di Milano lontani dal centro: Fablab, biblioteche, librerie, cinema indipendenti, spazi occupati, cascine rigenerate.

    Rosetta ha girato per 3 anni i nuovi centri culturali di Milano.

    Con la borsa di studio Spazi, Lavoro e Ricerca abbiamo finanziato assieme a Fondazione Feltrinelli una ricerca per conoscere meglio questi luoghi, e ne è nata una pubblicazione. Poi abbiamo riportato lo sguardo su tutto il paese e con il supporto di MiBACT e Siae abbiamo lanciato BAGLIORE per trovare 6 giovani autrici e autori che raccontassero i nuovi centri culturali a Sud e al Nord, nelle metropoli e nelle aree interne; dalle loro residenze sta nascendo un libro de Il Saggiatore che racconta le storie e delle persone e dei territori che stanno costruendo la partecipazione civile degli anni 20.

    Nella due giorni di Molto Presto abbiamo riunito alla Triennale di Milano attivisti, policy makers e operatori culturali da tutta Italia per ragionare assieme sugli sviluppi delle politiche locali, dell’organizzazione di comunità e della curatela dei contenuti e dei pubblici. Ed è stato Molto Presto che ci ha dato l’occasione per provare a sintetizzare, per la prima volta, cosa sono i nuovi centri culturali.

    Uno dei talk di Molto Presto.

    Adesso, con laCall to Action, vogliamo fare un passo avanti. I protagonisti della cultura collaborativa si stanno organizzando in reti, diverse per logiche ed obiettivi ma unite dalla volontà di sfidare lo stato di cose esistente per diventare più organizzati, più concreti, più visibili.

    laCall to Action è una chiamata a contarsi e riconoscersi per tutti quei luoghi che stanno producendo cultura dal basso e che non vogliono più essere considerati minori, secondari, accessori. Ne conosciamo già tanti, a centinaia, ma sappiamo che là fuori ce ne sono molti di più.

    E visto che siamo convinti che la base di partenza di tutto sia sempre la conoscenza, iniziamo con il chiedere: chi siete?

    Chi sono i nuovi centri culturali?

    Chi sono quelli che li frequentano?

    Chi sono le organizzazioni che li animano?

    Tutte le informazioni de laCall to Action sono disponibili sul mini-sito dedicato — compila il questionario e raccontaci chi sei.

    Note