Asilo Bianco, una piattaforma di lavoro culturale per la rigenerazione di luoghi dalle identità sospese

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    L’Associazione Asilo Bianco nasce nel 2005 ad Ameno, sul Lago d’Orta, in Piemonte. Ha sede in un vecchio asilo abbandonato e restaurato. Fondata da un gruppo di professionisti tra cui l’artista Enrica Borghi, Asilo Bianco è una piattaforma di lavoro culturale le cui azioni accompagnano la rigenerazione di luoghi dalle identità sospese. Tra le iniziative, organizza il Festival del Cinema Rurale, la residenza per artisti e scrittori Fogli/e Scritte, percorsi di formazione e promuove reti locali volte al riconoscimento culturale del territorio e al recupero dei suoi beni storico-artistici in disuso, per favorire la responsabilità e la consapevolezza sociale. In quindici anni di attività Asilo Bianco è diventata motore anche economico di nuove progettualità sul territorio, costruendo competenze per lavorare in rete.

    Per il terzo appuntamento di Comunità Contemporanee Enrica Borghi racconta la sua visione di Asilo Bianco a confronto con lo scarto e la dimenticanza.

    Studi Aperti. Festival Interdisciplinare, Laboratorio di incisione a Villa Pastori, a cura di Adrian Hossli, 2013

     

    Pioselli: come nasce Asilo Bianco? Da quali motivazioni? 

    Enrica Borghi: il mio percorso d’artista ha avuto un’accelerazione dagli anni novanta. A un certo punto ho sentito la necessità di trovare uno spazio più intimo di lavoro che forse appartiene alla mia ricerca legata al fare femminile e al quotidiano. Per caso sono andata con Davide Vanotti, mio marito e cofondatore di Asilo Bianco, a fare un giro sulle colline del lago d’Orta. Abbiamo trovato un vecchio asilo abbandonato, e sentito l’energia e la bellezza assopita di questo luogo. È nato il desiderio di prendere a cuore un percorso, un territorio, e anche di dare senso a un fare come artista che sentivo più congeniale. Ad Ameno mi è venuto spontaneo aprire le porte dello studio. Abbiamo pensato di fondare l’associazione Asilo Bianco per fare piccole cose, residenze per ospitare artisti con cui avevamo delle affinità, per prenderci del tempo. Invitavamo persone con cui avevamo voglia di momenti conviviali insieme, non c’era un tempo definito.

    Pioselli: hai definito Asilo Bianco il gesto generativo di un’artista. In che senso?

    Borghi: è pensare alla progettualità come a un motore che innesca altri movimenti. L’artista aziona un sistema complesso, come gli ingranaggi di un orologio che procede poi con un tempo suo naturale di restituzione. Asilo bianco è nato in modo spontaneo, mosso dal desiderio di trovare un respiro diverso e lavorare con le persone e la comunità che ci aveva accolti.

    Pioselli: quale è l’idea di base che nutre il percorso che è diventato poi il vostro progetto strutturato di residenza per artisti e scrittori Fogli/e Scritte?

    Borghi: la nostra visione di residenza è fondata sull’idea di geografia emozionale. Vivere il nostro territorio, attraversandolo e camminando per i sentieri, i vicoli, le strade di montagna che collegano il lago Maggiore al lago d’Orta, privilegiando gli aspetti emotivi che vengono trasferiti in un libro: in una guida che non parla di distanze oggettive ma di frammenti di tempo fermati con scatti fotografici, profumi, pensieri tracciati in un foglio bianco. L’invito agli artisti è avvenuto sempre in modo empatico, per incontri. Penso al primo anno di residenza con il progetto di Andrea Carretto e Raffaella Spagna dedicato a una vecchia cava di porfido.

    Studi Aperti. Festival Interdisciplinare, Centotrenta di Corinne Gallotti e Laura Crespi, sezione Paesaggi mirati, 2013

     

    Pioselli: come è cambiata la progettualità negli anni rispetto alle motivazioni iniziali d’ordine più personale e intimo?

    Borghi: abbiamo iniziato a riflettere come l’arte contemporanea potesse essere accolta sul territorio e diventare anche un attrattore per l’economia. Ameno è parte di un territorio collinare dotato di beni storico-artistici allora poco conosciuti e fruibili. Mi interessava dare visibilità al torpore di questi luoghi, dal piccolo museo d’arte sacra al parco neogotico. Pensavo che l’arte potesse diventare una leva. È anche l’unica leva che conosco. Abbiamo, per esempio, organizzato un workshop con l’architetto Andrea Bruno, che ha restaurato il Castello di Rivoli, insieme ad architetti e alla comunità del luogo ripensando al riuso della chiesa sconsacrata di San Rocco. È stata una visione di quello che potevamo immaginare di questo luogo abbandonato. Abbiamo cominciato in modo consapevole a cercare fondi legati all’economia del territorio attraverso bandi, donazioni da parte di aziende, fondazioni bancarie e incontri con amministratori pubblici. Compresa la Regione Piemonte, che abbiamo coinvolto con diversi progetti. È stato un impasto che ha lievitato lentamente. Ci siamo strutturati e inventati una competenza costruita sul campo.

    Pioselli: c’è stato un momento o un evento che vi ha fatto percepire che stavate crescendo?

    Borghi: quando Asilo Bianco ha vinto con Cuore Verde tra due Laghi un importante progetto di Fondazione Cariplo sulla valorizzazione dei territori in rete. Asilo Bianco ha promosso la costituzione della rete Cuore Verde tra due Laghi nel 2008, sottoscritta da undici comuni dell’alto novarese. Nel 2011 siamo riusciti finalmente a ottenere l’importante contributo che ci ha portato tra l’altro alla rifunzionalizzazione del Museo Tornielli di Ameno, alla messa in sicurezza della Chiesa di San Rocco e a realizzare un programma triennale di attività. La Regione Piemonte è stata d’aiuto nella formazione. Abbiamo creato una cabina di regia e inserito nel progetto figure differenti per dare una lettura plurale del territorio. A volte mi sembrava di perdere il filo che accompagna la mia ricerca artistica, ma in realtà la nostra risposta è sempre stata attraverso l’arte.

    Pioselli: come ti vedi come artista nel progetto Asilo Bianco?

    Borghi: poche volte mi sono messa in campo come artista con le mie opere. Non volevo che la mia presenza fosse dominante. Il progetto è nato per il territorio e ho voluto fare un passo indietro per lasciare spazio alla presenza del luogo, dei suoi abitanti e anche delle sue criticità. Continuo anche a fare mostre, ma con Asilo Bianco sono dentro un processo osmotico, è parte integrante del mio percorso di ricerca.

    Pioselli: la tua ricerca d’artista è stata sempre incentrata sul riuso di materiali di scarto. Come è confluita nella visione di Asilo Bianco? Nel racconto del progetto fai riferimento al confronto con lo scarto, l’abbandono, la dimenticanza.

    Borghi: mi interessava la percezione di luoghi dimenticati, dormienti. Forse è simile il mio approccio nel cesellare un’installazione o incastonare incontri, progettualità e persone che credono a questo progetto. Penso che Asilo Bianco sia un’opera pubblica a tutti gli effetti, un grande laboratorio. Citando Joseph Beuys, “se le persone entrano in merito alla questione, noi tutti entriamo in quel tempo, il tempo, che è tempo economico, è tempo naturale. Questo è il compito del nuovo seminatore, dell’artista che non può più stare negli atelier, nei musei, nelle gallerie, ma entrare nel ciclo vitale della natura, deve avere nuovi occhi per fare vedere, nuovi mani per seminare”.

    Pioselli: definiresti Ameno un luogo isolato? Lo hai chiamato piuttosto un luogo sospeso.

    Borghi: è sospeso perché ha lasciato molti luoghi irrisolti nella loro evoluzione, nella narrazione della loro memoria. Forse Asilo Bianco ha cercato di riconnettere dei fili, di re-intrecciare alcune storie. In una società globalizzata è difficile essere isolati, si tratta di una micro-dimensione che rimarca tutte le problematiche di altre comunità ma forse tutto ha un aspetto più umano, meno impersonale come nei grandi centri abitati. In questo luogo abitano persone molto diverse tra loro, è frequentato da persone che hanno la casa per le vacanze. Non è isolato ma forse è al margine del foglio perché possiede un altro tempo. È qui nasce il desiderio di vivere un’altra dimensione, di innamorarsi di un luogo forse perché lo senti, ne senti il respiro.

    Performance a cura di Ludiko, consegna di 1000 pettorine e camminata performance, mostra Ai confini del regno, per il 150° Unità d’Italia, Museo Tornielli, Ameno, 2011

     

    Pioselli: Asilo Bianco è diventato sul posto un riferimento per la costituzione di reti locali e di progetti rivolti alla valorizzazione del territorio attorno ai laghi d’Orta e Maggiore. Come è avvenuto questo riconoscimento?

    Borghi: l’utenza dei nostri progetti è sempre stata la comunità, e intendo anche lo staff di lavoro, i soci fondatori e i volontari che si sono affiancati in tutti questi anni. Pensando a una associazione che si occupasse di territorio attraverso l’arte, è stato naturale pensare alla crescita del nostro pubblico, alla qualità delle iniziative (eventi, mostre, festival, formazione) e a provare a fare rete con altre realtà territoriali, non solo associazioni con finalità culturali e sociali ma anche enti locali. Per Cuore Verde tra Due Laghi (2012-15) abbiamo collaborato con altre due associazioni, una musicale e una teatrale, i comuni di Ameno e Miasino e una parrocchia. Avere capacità di instaurare sinergie e offrire le proprie competenze è stato uno degli aspetti vincenti non solo per diventare un riferimento territoriale ma anche per consolidarci e crescere come gruppo di lavoro. A Cuore Verde si sono susseguiti altri bandi importanti costruiti sulla condivisione di visioni del territorio. Paesaggio Contemporaneo comprendeva in rete il Comune di Omegna dove esiste una memoria molto forte legata al distretto del casalingo (Alessi in primis, ma anche Lagostina, Girmi, Piazza, Bialetti). Il progetto prevedeva di connettere realtà che a diversi livelli parlano di contemporaneità, dal design all’arte, dai percorsi naturalistici all’apertura di beni storico-artistici quasi sempre chiusi. Lo sforzo, lo è tuttora, è di capire come innestarlo a livello territoriale con azioni di formazione, eventi, restauro del contemporaneo, un percorso complesso. È inoltre importante vivere qui, in questi luoghi, dove divieni parte di essi e non sei uno spettatore occasionale.

    Pioselli: in base a queste esperienze di rete con Asilo Bianco, pensi che un progetto culturale possa contribuire a fare crescere il territorio anche economicamente? Hai riscontri?

    Borghi: lo penso. L’associazione è stata formata e assistita in molti progetti, dalla Regione Piemonte alla Compagnia di San Paolo che ha monitorato e formato tutti gli attori che collaboravano nella nostra rete per Paesaggio Contemporaneo. Asilo Bianco ha iniziato a lavorare ad Ameno nel 2005. Le presenze turistiche erano 5000 all’anno, siamo arrivati a 18.000 nel 2019. Un altro dato riguarda la nascita di piccole strutture turistiche. Oggi vi sono sette o otto strutture ricettive, piccoli B&B ma anche realtà interessanti in forte crescita, come per esempio La Darbia. Non esisteva una guida turistica del territorio. Siamo riusciti a costruirla dal 2012 al 2014 in italiano e inglese coinvolgendo undici comuni del territorio, facendo ricerca, inserendo nuove documentazioni fotografiche e facendo nascere cinque siti, grazie anche agli studenti della Facoltà di Turismo dell’Università di Novara in stage presso di noi, con cui abbiamo raccolto i dati sui beni storico-artistici della zona. Gli abitanti hanno preso coscienza che Ameno potesse essere un luogo turistico. Allora c’era un sindaco donna che ha creduto in noi, affidandoci la gestione del Museo Tornielli per sette anni attraverso una convenzione con il Comune. Questo ci ha dato una grande responsabilità. Per il restauro del museo abbiamo trovato 84.000 euro oltre a tutti i budget delle mostre realizzate. Un altro dato è la nascita di un portale turistico da parte del Comune di Ameno, un progetto di itinerari percorribili a piedi, un Ostello e un’area camping. Le chiese sono state restaurate e, attraverso la donazione Macchi-Luna, è nata una biblioteca con interessanti pubblicazioni dedicate al cinema e all’arte.

    Pioselli: una lettura dal punto di vista dell’economia del territorio era esplicitamente posta nella mia domanda, ma mi sembra che per te il tema della gestione sia rilevante.

    Borghi: se la valutazione dell’attività di Asilo Bianco è d’ordine economico, se un progetto culturale ha permesso di raccogliere due milioni di euro in quindici anni di lavoro sia per il restauro di beni pubblici che per la loro valorizzazione, allora il progetto è già un processo vincente perché la restituzione non è stata data al sistema dell’arte ma ad un’intera comunità. Ha restituito alla comunità un beneficio non solo economico ma anche e soprattutto culturale. Per fare un esempio, un evento come Studi Aperti, realizzato per undici anni consecutivi, oppure il Festival di Cinema Rurale, che insieme portano duemila persone in un piccolo centro abitato, fa incassare le strutture di accoglienza: bar, B&B, ristoranti, pernottamenti.

    Corto e fieno. Festival del Cinema Rurale

     

    E produce una conoscenza virtuosa del luogo stesso. Il lavoro di tanti anni ha creato un’economia attraverso un progetto culturale dove l’arte è stata il denominatore comune. Ci sono dati dimostrabili, i bilanci certificati dicono che abbiamo realizzato progettualità di cui la comunità ha giovato. Ritengo importante il tema della gestione perché ci è sempre sembrato di avere la responsabilità di dovere restituire al territorio i soldi ricevuti, nel modo migliore possibile. Sul luogo c’è una comunità che gode di questo duplice valore economico e culturale.

    Pioselli: a quali progetti state lavorando?

    Borghi: al recupero di Villa Nigra, un bene storico-artistico nel Comune di Miasino, con azioni di valorizzazione e di raccolta fondi per la sistemazione degli spazi che ospiteranno un’area di co-working e un nuovo bar. Speriamo inoltre di firmare una convenzione per portare la nostra sede operativa in questo luogo. Pensiamo inoltre ad un territorio più ampio. Abbiamo un bagaglio di esperienza che ci permette di non essere così radicati in un solo luogo. Al confine con la Svizzera, in Val d’Ossola, nell’Ottocento era attiva una scuola di pittura e di disegno, la Scuola di belle arti Rossetti-Valentini, decentrata ma connessa con il mondo artistico d’oltralpe. Oggi è come un faro spento, abbandonato. L’abbiamo ripensata come Scuola di formazione delle Alpi.

    È nata la Mountain Academy. Il progetto si inserisce nel programma Interreg Italia-Svizzera che abbiamo vinto nel 2020 con il progetto Di-Segnare. Conoscere il territorio attraverso il disegno e le arti, assieme a partner svizzeri. Capofila è l’Associazione Musei d’Ossola. Fino al 2022 prevede ogni anno un tema, dalle erbe officinali ai cambiamenti climatici delle Alpi, alle fortificazioni alpine, indagati attraverso workshop di disegno, attività didattiche, incontri con artisti, camminate, mercati a km0 e momenti conviviali.


    Immagine di copertina: Frauke Wilken, Wait and See, mostra Continuum. Lo spirito del luogo, Villa Nigra, Miasino, 2018

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