Contesto
Negli ultimi anni, anche in Italia si è cominciato a diffondere il concetto di “economia della notte”, un settore a cui ormai da anni, in diversi paesi del mondo, viene riconosciuto un ruolo rilevante nelle logiche contemporane di sviluppo urbano. Molte città hanno iniziato un processo di trasformazione, passando da ritmi scanditi unicamente dai processi di produzione industriale a un modello più fluido dove servizi e attività sono offerti con orari più flessibili, si parla quindi di 24 hour city, una città che non dorme mai.
La cosiddetta Night Time Economy si è delineata con l’apertura di bar, pub, club, sale concerti, ristoranti, cinema e teatri e affonda le sue radici nel passaggio dalla musica dal vivo alla musica registrata su disco o, più in generale, nella descrizione e analisi dei fenomeni economici e sociali che si manifestano negli spazi culturali negli orari notturni.
Tra i diversi spazi che si raccolgono sotto il cappello della Night Time Economy, i club si identificano come luoghi di cultura. Attraverso la musica, il ballo e la socialità, nei club l’esperienza culturale è vissuta in modo diretto, personale ed intimo. I club, allo stesso tempo, sono luoghi sociali, economici e di sperimentazione che tendono al limite il nostro modo di intendere la cultura in modo tradizionale.
Negli anni però si è diffuso l’assioma che la vita notturna si porti dietro una serie di effetti collaterali di carattere sociale, generalmente riconducibili a manifestazioni di criminalità, comportamenti e pratiche non accettate dalla legge e socialmente divisive.