Una collezione di modelli, esperimenti e prospettive del meglio in circolazione per trasformare la cultura e renderla aperta, potente e sorprendente: arte, cinema, editoria musica, teatro e videogiochi — un compendio su tutto ciò che è cambiato durante la quarantena per la pandemia di Coronavirus.
Il risultato è un’antologia di pratiche co-costruita insieme a Alice Avallone, Anna Cagnazzi, Annamaria Monteverdi, Antonio Prudenzano, Bruno di Marino, Cecilia Cognini, Chayn Italia, Claudia D’Alonzo, Elisa Moretto, Emanuele Quinz, Enrico Gentina, Filippo Tantillo, Francesca Berardi, Freddy Paul Grunert, Giorgio Gianotto, Giuliana Ciancio, Giulio Sangiorgio, Jacopo Franchi, Lara d’Argento, Lorenzo Balbi, Lorenzo Benussi, Lorenzo Gerbi, Marco Mancuso, Maria Chiara Ciaccheri, Maria Elena Colombo, Maria Grazia Mattei, Maria Paola Zedda, Matteo Meschiari, Paolina Baruchello, Roberta Capozucca, Serena Danna, Sergio Dogliani, Silvia Bottiroli, Silvia Semenzin, Simone D’Antonio, Tatiana Bazzichelli, Tiziano Bonini, Valentina Tanni, Valentino Catricalà, Virginia Ricci.
Fabbriche, dighe, centrali elettriche abbandonate restituite alla comunità e convertite in laboratori teatrali, gallerie, sale proiezioni. Residenze artistiche nate spontaneamente in sperduti villaggi di montagna. Vecchie aziende agricole ed ex caserme diventate auditorium e spazi espositivi. Rifugi alpini che organizzano festival musicali. Centri sociali occupati che pulsano di feste e musica elettronica fino a notte fonda. Sono i nuovi centri culturali, una rete di realtà spesso lontane dai riflettori che unisce artisti, giovani antagonisti, attivisti, operatori del sociale, studenti. O semplicemente persone che amano il proprio quartiere e la propria comunità.
I testi presenti dentro BAGLIORE sono firmati da Federica Andreoni, Pierluigi Bizzini, Marco De Vidi, Giulia Gregnanin, Alessandro Monaci e Matteo Trevisani, in libreria. Le residenze si sono tenute presso i Bagni Pubblici di Via Agliè di Torino; CLAC a Palermo; l’ex stabilimento enologico di ExFadda a San Vito dei Normanni; l’Ex Villaggio Eni di Borca di Cadore; le Officine Culturali di Catania e Pollinaria a Civitella Casanova.
Il modo di produzione capitalista che solo trent’anni fa appariva trionfante alla “fine della storia”, sembra aver esaurito le proprie idee sul futuro: nonostante le grandiose celebrazioni di tecnologie e idee imprenditoriali disruptive, il processo di innovazione sta rallentando e il capitalismo contemporaneo non è in grado di evolvere oltre la propria versione industriale del XX secolo. Siamo impantanati in un sistema che si basa su una produzione di massa all’insegna dello spreco per un consumo che non è da meno.
Gli anni ’10 sono stati un grande laboratorio per Milano, durante i quali si sono sviluppate nuove tendenze demografiche, economiche e sociali trasformando il ruolo della città su tutti i livelli territoriali nei quali è coinvolta. Questo ha prodotto nuove ricchezze, nuove forme di capitale, nuove disuguaglianze e nuove narrazioni. Tra i molti piani che si intersecano in un panorama di mutamenti così complesso, è soprattutto sul piano della cultura che si gioca la comprensione dell’esistente e lo sviluppo di strumenti concreti per guidare le trasformazioni del domani.
I testi sono opera di Paolo Dalla Sega, Paola Dubini, Bertram Niessen e Pierluigi Sacco.
L’obiettivo di Nube di Parole è semplice: che cosa succede quando le parole assomigliano pericolosamente a quella stessa nube senza forma che dovrebbero aiutare a precisare e articolare? E in che modo possiamo contribuire a dipanare questa nube senza forma quando si parla di lavoro culturale? La risposta a queste domande è emersa durante un processo della durata di quasi 1 anno che ha visto confluire in un unico, consistente percorso dei sondaggi online, delle sessioni di co-scrittura, delle conferenze pubbliche e un camp collaborativo. Abbiamo lavorato sul significato di Sostenibilità, Open Data, Audience Engagement e Community Hub: per nutrire di istanze del contemporaneo parole cruciali ma svuotate della loro consistenza da anni di speculazione semantica. La storia del nostro processo e i suoi risultati sono stati riassunti in ‘Nube di Parole’, la nostre pubblicazione fresca di esportazione in PDF che include tutti i contributi raccolti durante il percorso.
Una costellazione di persone, comunità, reti, organizzazioni e istituzioni ha immaginato e praticato in questi anni modi di essere e di fare basati sulla partecipazione, sulla collaborazione, sul dialogo e sulla progettualità, e per questo in radicale contrasto con le idee e le pratiche del pensiero dominante.
I testi sono opera di Ezio Manzini, Bertram Niessen, Marianna D’Ovidio, Guido Smorto, Davide Agazzi, Mattia Diletti, Marianella Sclavi e Daniela Selloni.
“Spazi, Lavoro e Cultura” è una borsa di studio annuale finanziata nel 2016 da cheFare e Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. L’obiettivo della ricerca è indagare il fenomeno dei nuovi centri culturali indipendenti a Milano, con particolare attenzione al modo in cui si trasformano i metodi e i luoghi della produzione e della distribuzione culturale. Una mappatura, una serie di interviste approfondite e di questionari qualitativi ci hanno permesso di tratteggiare l’emergere delle nuove forme di lavoro culturale nella città in relazione agli spazi e alle politiche pubbliche. I risultati della ricerca sono stati diffusi nell’autunno 2017 con una serie di incontri e con la pubblicazione dell’ebook La città culturale, di Ilaria Giuliani, con l’introduzione di Massimilano Tarantino e la postfazione di Bertram Niessen.
Le politiche del quotidiano sono quelle che ciascuno di noi mette in atto perseguendo i propri progetti di vita. Possono condurre verso nuove forme di solitudine connessa, oppure contribuire a creare comunità flessibili, aperte, inclusive e, per questo, socialmente sostenibili. Gli esempi riusciti di innovazione sociale ci insegnano che questa seconda strada è praticabile e che, coniugando autonomia e collaborazione, è possibile sviluppare inedite forme di intelligenza progettuale. Per il bene proprio, della comunità di cui si è parte e della società nel suo complesso.
Affittare una casa su Airbnb, prenotare un passaggio da Bari a Firenze con Blablacar, chiamare un autista di Uber perché sta diluviando e non ci sono taxi disponibili, condividere una scrivania in un co-working, creare un orto di condominio o di quartiere. Sebbene tutte queste azioni siano riconducibili alla cosiddetta sharing economy, tra di esse esistono molte differenze. La condivisione non è necessariamente un valore e ha precise conseguenze sociali ed economiche. Per questo occorre chiedersi: cosa significa davvero condividere?
Oggi il sapere è sempre più reticolare e diffuso. La centralità delle nuove tecnologie sta contribuendo a fare emergere un particolare tipo di intelligenza collaborativa basata sull’empatia. Per questo c’è bisogno di immaginare nuove formule di progettazione, organizzazione, finanziamento e distribuzione della cultura che siano in grado di agire nella molteplicità. Ora più che mai si avverte la necessità di nuove spinte e proposte, pena la decadenza culturale, morale e umana del nostro paese. Questo volume raccoglie otto voci autorevoli di giornalisti, scrittori, filosofi, economisti che offrono un momento di riflessione culturale su quanto si sta facendo, dando testimonianza delle analisi in corso e fornendo uno strumento agile ma esaustivo per comprendere i cambiamenti in atto e le opportunità future.
Da dove viene la parola freelance e che categoria di persone caratterizzava in passato? Dove nasce l’ingannevole aura romantica e un po’ eroica che sembra contraddistinguere oggi i forzati della partita IVA? Alessandro Gandini ne ricostruisce in modo brillante e sociologicamente aggiornatissimo la storia e ne analizza le caratteristiche e prospettive oggi, al tempo della rete.
Sono sempre più numerose le persone, giovani e meno giovani, che si lanciano, a volte abbandonando anche lavori sicuri e ben remunerati, in vere e proprie avventure con il proposito di dar vita a nuove attività basate su una concezione etica dell’imprenditorialità e del lavoro.
Come si configura oggi una teoria della scoperta (o del “momento Eureka”)? Quale può essere il ruolo produttivo di istituzioni e comunità nel contesto del “pensiero divergente” e dell’innovazione cognitiva? Michele Dantini convoca storici dell’arte e della scienza, scienziati sociali e artisti a prendere parte a un’ambiziosa conversazione sui rapporti tra cultura, etica e politica per affrontare la drastica mutazione di criteri di giudizio estetico e morale che ci attende nel prossimo futuro e gettare le basi dell’innovazione.
Il lavoro totale si profila come una delle forme di vita economica e sociale, ma anche di patologia individuale, che già contraddistingue nel presente il lavoro cognitivo e minaccia di estendersi a settori sempre più ampi nell’immediato futuro. L’improduttività malata è il suo risvolto, o il fratello gemello. Questo libro di Maurizio Busacca ne indaga i meccanismi e mentre ne denuncia i pericoli cerca di individuare possibili alternative o vie d’uscita.