Tracce di città. Occuparsi di temi urbani

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    Nel maggio 2015 è uscito re/search Milano. Mappa di una città a pezzi (Agenzia X, Milano 2015) un libro unico nel suo genere: una sorta di guida della città che promette, e mantiene, di mostrare “la Milano dei luoghi dove si produce cultura indipendente e underground e che sperimentano ogni giorno nuove forme di vita e di socialità, partecipazione e divulgazione dei saperi”; cioè, verrebbe da dire, la Milano che si mostra città: sono infatti questi processi intrinsecamente urbani, di cui abbiamo esperienza principalmente in città e di cui siamo piacevolmente sorpresi quando li incontriamo al di fuori di essa.

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    Di questi elementi, però, sentiamo sempre più spesso la mancanza, perché le nostre città sono sempre più il luogo della povertà e della polarizzazione sociale, dello sviluppo ineguale tra centro e periferia, dell’ingiustizia e delle discriminazioni. Le dimensioni che abbiamo evocato, insieme a molte altre, rendono lo studio dell’urbano particolarmente interessante ma anche cruciale, oggi: ci troviamo a vivere in un momento storico in cui non solo la dimensione urbana, soprattutto dal punto di vista della forma degli insediamenti, pervade gran parte del nostro territorio, ma rappresenta meglio di ogni altro artefatto lo sviluppo del capitalismo globale, delle sue contraddizioni e dei suoi conflitti.

    Sia che si intenda lo spazio urbano come una piccola “società locale” per dirla con Arnaldo Bagnasco, sociologo urbano torinese, sia che, al contrario, si accolga l’ipotesi di una completa urbanizzazione della società, così come l’aveva immaginata Lefebvre nel 1970 ne La Révolution urbaine e come la concepisce ad esempio Neil Brenner, direttore del Urban Theory Lab ad Harvard, è sempre più importante ragionare sulla città e sul suo ruolo nel determinare i fatti sociali.

    È necessaria una profonda e radicale riflessione su cosa rappresenta oggi la dimensione urbana, il carattere urbano della nostra società, anche individuando le “tracce” di città presenti sul territorio urbanizzato e utilizzarle per interpretare meglio la società e i fatti sociali. Questo, in una prospettiva che sappia tenere insieme al meglio la dimensione macro e micro dell’urbano, guardando in senso critico alle letture iperboliche della città (le città globali, le città gateway, super-diverse etc.) e sapendo però iscrivere in una cornice più ampia le pratiche urbane, quotidiane, minime, spesso invisibili.

    Gli studi urbani rappresentano una variegata sotto-disciplina delle scienze sociali; comprendono, almeno, sociologia, geografia, antropologia, economia, scienza politica, urbanistica e hanno come oggetto principale del loro studio la città. Possiamo suddividere a grandi linee gli studi urbani in due approcci.

    Il primo si occupa di fenomeni sociali che avvengono in determinati contesti urbani, e utilizza lo spazio (non necessariamente lo spazio urbano) come scenario dell’azione , analizzando i caratteri peculiari del contesto in cui questa si sviluppa. Un secondo orientamento considera la città (e le caratteristiche della vita urbana) come una variabile importante per interpretare i fatti sociali.

    Ad esempio Allen Scott, geografo economico di Los Angeles, spiega come la concentrazione spaziale di attività legate all’economia cognitiva e culturale sia legata allo specifico bisogno dei lavoratori di costruire delle “comunità” urbane, che, tra le altre cose, sono in grado di trasmettere il capitale culturale locale nel tempo (tra le generazioni) e nello spazio (tra diverse comunità). In questo modo il geografo statunitense arriva anche a fornire strumenti interpretativi utili per la comprensione di altre realtà urbane.

    Allo stesso modo, anche le forme di insediamento dei migranti – nelle grandi come nelle piccole città (si vedano i lavori recenti dell’antropologa Nina Glick Schiler) – così come la mobilità della classi alte (si veda ad esempio il volume curato da Andreotti e altri, uscito da poco) difficilmente possono essere interpretate e spiegate senza tener conto in maniera seria della dimensione urbana e territoriale oltre che delle caratteristiche dei contesti locali. Oggi più che mai se intendiamo occuparci di studi urbani non possiamo esimerci dal tendere verso questo secondo modello di studi urbani e guardare alla dimensione urbana come varabile chiave nella nostra interpretazione della società.

    Accogliamo molto piacevolmente l’invito di cheFare a seguire una sezione specifica sui temi urbani, che vuole raccogliere brevi articoli di taglio divulgativo su temi legati alla città e alle sue trasformazioni.

    Marc Graham (dell’Oxford Internet Institute) in un saggio del 2010 scrive a proposito delle città: “tra le altre cose, le città sono strati di mattoni, acciaio, cemento, memoria, storia e leggenda. Gli innumerevoli strati di ogni luogo si combinano in tempi e spazi diversi creando le caratteristiche culturali, economiche e politiche di un luogo, così come i suoi significati e interpretazioni”.

    Mercoledì online su cheFare il primo pezzo di Alberto Vanolo

    Rimanendo in questa metafora, la sezione che ci accingiamo a curare ha l’obiettivo, ambizioso, di contribuire a comprendere non solo le caratteristiche e i significati dei luoghi, e come si sono combinati i vari strati, ma anche che tipo di società dipende da certe combinazioni di strati e viceversa, quali meccanismi sono in grado di produrre diverse stratificazioni e con quali conseguenze.

    Entrambe lavoriamo principalmente nelle università e crediamo che sia sempre più importante portare le nostre riflessioni fuori dall’università e dai centri di ricerca, per renderle fruibili a un pubblico più vasto, per mettersi in gioco, e per dialogare in particolare con i lavoratori della cultura e dell’innovazione sociale. Per fare questo abbiamo cercato di coinvolgere il più possibile i nostri colleghi, vicini e lontani, che studiano la città. Al dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università Bicocca da quasi quindici anni viene portato avanti un dottorato di ricerca centrato specificamente sugli studi urbani al quale sono oggi iscritti più di 20 studenti e studentesse italiane e straniere: ci siamo rivolte a loro, prima di tutto, perché rappresentano le nuove generazioni di ricercatori e perché hanno uno sguardo non solo originale sull’urbano, ma anche innovativo e votato al futuro. Oltre agli studenti e studentesse di dottorato molte colleghe e molti colleghi hanno aderito alla nostra proposta, e ringraziamo tutte e tutti fin d’ora.

    La sezione includerà temi molto diversi, che hanno come denominatore comune l’attenzione al contesto urbano. Cominceremo con una riflessione sull’intelligenza delle nostre città, per poi guardare al turismo condiviso e a come questo impatti sull’ambiente urbano. Tratteremo di maker-spaces e di gioco d’azzardo, di movimenti urbani e di fabbriche; di housing sociale, di conflitti e diversità.

    Senza nessun tipo di confine, anzi, con l’auspicio che la riflessione possa espandersi oltre la città italiana, europea ed occidentale, non è però un caso che questo progetto nasca a Milano, oggi: una città che per molti e da alcuni punti di vista sta rinascendo, ma che, oggi più che mai, con Expo in corso, vive forti contraddizioni e conflitti, appunto, urbani.

     

    Foto di Matthew Henry su Unsplash

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